Titolo: Il vecchio che parlava alle piante

Autore: Mauro Giancaspro

Casa Editrice: Alessandro Polidoro Editore

Genere: Narrativa italiana

Pagine: 190

“Vi dovrete liberare di tutto ciò che vi appesantisce. Se solo ci riusciste almeno un po’ potreste anche volare leggeri come il polline.”

Il vecchio che parlava alle piante di Mauro Giancaspro, pubblicato da Alessandro Polidoro Editore nella collana ‘Perkins’ di narrativa contemporanea, mi sembrava la scelta perfetta per introdurre la rubrica Libri e tè, perché in quest’opera si evidenzia particolarmente la necessità di rallentare il ritmo, di riprendere il contatto con la natura e con se stessi.
Il libro si sviluppa sull’antitesi tra modernità e tradizione, sulle contraddizioni del nostro secolo che nascono dal contrasto tra la necessità di cambiamento mirata allo sviluppo, ed il timore di perdere le tradizioni che ci legano al passato.

L’abbazia di Massombrosa rischia di essere trasformata in un complesso turistico a causa di una ristrutturazione che il ministero vuole mettere in atto. L’opera di modernizzazione interesserebbe anche la spezieria e il giardino, fiori all’occhiello dell’abbazia, coinvolgendo così l’esperto speziale Padre Gregorio, custode di un particolare segreto. La ristrutturazione, in realtà, avrebbe ripercussioni sull’intero paese, poiché biblioteca e spezieria sono punti di riferimento per i cittadini di Massombrosa.

Nel racconto, non solo gli ospiti dell’abbazia rifiutano il cambiamento, ma anche le stesse piante. Attraverso la penna di Mauro Giancaspro, erbe e piante assumono alcune caratteristiche umane, come le emozioni, e sono protagoniste della storia, nonché complici di Padre Gregorio e custodi del suo segreto.

Il ministero e l’architetto incaricato di seguire il progetto, Mafalda Manganetto, rappresentano la modernità, gli interessi economici, per i quali si è disposti a perdere di vista il valore storico culturale e scientifico dell’abbazia con la biblioteca, la spezieria ed il giardino dei semplici. Di contro, lo speziale Padre Gregorio, che istruisce i suoi novizi, e Chiaffredo, che custodisce con dedizione i testi della biblioteca, rappresentano la tradizione ed il legame con il passato.

Tra queste due fazioni si inserisce il critico d’arte Tito Bevagna, che rappresenta l’equilibrio tra passato e presente; egli è disposto a cedere spazio alla modernità senza snaturare l’abbazia ed il suo valore all’interno del paese. Il ruolo di Bevagna andrà ben oltre quello del mediatore e, per scoprirlo, vi rimando alla lettura di questo piccolo gioiellino della letteratura italiana contemporanea.

Un testo dal ritmo pacato e tranquillo che porta il lettore a riflettere sull’importanza delle piccole cose, dei gesti semplici, del piacere che si prova nel fare una passeggiata a contatto con la natura, o nell’ascoltare una sinfonia di musica classica. Un libro che consiglio di leggere gustando un tè o una tisana alla lavanda, pianta molto cara a Padre Gregorio e dagli innumerevoli benefici. Indicata in caso di ansia, insonnia ed emicrania, con la sua azione sedativa e calmante, è in grado di rilassare anche i più frenetici. Utile contro il nervosismo, l’infuso a base di lavanda è in grado anche di portare il buonumore…  alla pari di un buon libro.

Buona lettura con tè,

Valentina

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