Titolo: Il tatuatore di Auschwitz

Autrice: Heather Morris

Genere: Romanzo storico

Casa Editrice: Garzanti

Pagine: 223

Recensione

Il tatuatore di Auschwitz, di Heather Morris, edito Garzanti, non è un romanzo. E’ una storia vera raccontata all’autrice, che ne ha scritto un libro, dal suo stesso protagonista.
Heather Morris infatti ci racconta la storia di Lale.
Lale è uno slovacco ebreo che, nel 1942, quando durante l’invasione tedesca, ogni famiglia deve “consegnare obbligatoriamente” un suo membro per lavorare per il Raich, si offre per salvare i suoi fratelli.
Si apre così per Lale la porta dell’inferno di Auschwitz. Dopo aver rischiato la morte ammalandosi di tifo, a Lale  viene affidato, in sostituzione di un altro deportato, grazie alla sua conoscenza di varie lingue straniere, il lavoro di “tatuatore”.
Lale non riesce a superare l’angoscia di dover tatuare le persone. Il tatuaggio è un numero, segno indelebile che marchia i deportati, processo di registrazione secondo cui le persone perdono nome ed identità.
Lale sa che deve lavorare veloce e a testa bassa, odia tatuare donne e bambini, ma quando casualmente un giorno alza gli occhi, e incontra quelli di Gita, si innamora.
Grazie al suo lavoro, Lale ha qualche privilegio rispetto agli altri prigionieri, per cui riesce, essendo molto sveglio e scaltro, a trovare il modo di aiutare gli altri e soprattutto a vedere la sua Gita.
Lale e Gita riescono a sopravvivere circa tre anni nel campo di concentramento di Auschwitz e sono tra i pochi ad essere usciti da quel campo di sterminio.

Questo libro è una testimonianza di un uomo ormai anziano che decide di lasciare una sua impronta indelebile nella storia dell’olocausto.
Il tatuatore di Auschwitz non è di facile lettura, in quanto storia vera, e mette il lettore di fronte ad un terribile scenario che non lascia spazio all’immaginazione  .
Nonostante la crudeltà, il lettore non si scoraggia, va avanti perchè sa che vuole sapere, e non demorde fino all’ultima pagina.
Molto interessanti le note dell’autrice al termine del romanzo e fondamentale la postfazione!
Consigliatissimo a chi continua a cercare la verità sull’olocausto.

Buona lettura.

Marilena’s Journal

 

 

1 Comment

  1. Io sono stanca di leggere questo tipo di libro… ogni volta scendo dentro l’inferno, il buio, il male e …non ne ho più tanta voglia.

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