Titolo: La metà di niente

Autrice: Catherine Dunne

Casa Editrice: TEA edizioni

Genere: Narrativa

Formato: Cartaceo/eBook

Pagine: 300

Recensione

Buonasera cari Booklovers,

giorni fa ho posto un quesito sulle mie pagine social: “Ho trovato nella libreria di casa il romanzo di Catherine Dunne, La metà di niente, mi consigliate di leggerlo?” Il Feedback è stato talmente positivo che non ho potuto non incuriosirmi e ho iniziato a leggerlo la sera stessa.

Oggi sono qui a scrivere la recensione di uno dei libri più coinvolgenti ed emozionanti che mi sono passati tra le mani negli ultimi anni: La metà di niente.

Scrivere questa recensione è stato complesso, perché questo romanzo , a dispetto della fluidità dello stile e della gradevole scorrevolezza della narrazione, è un libro complesso.

La metà di niente è un percorso psicologico, la cronaca di un matrimonio che volge al termine, di un amore spezzato, di una donna che si piega davanti al dolore e alle difficoltà dopo l’abbandono da parte di suo marito, ma non si spezza.

Il libro è diviso in quattro parti. Nelle prime due  la narrazione si svolge su due livelli temporali, il presente, che parte da una mattina, che sembra una mattina qualunque, che invece cambierà il corso della vita di Rose, il momento in cui  Ben la lascia, il 7 aprile 1995, e il passato, che parte dal giorno in cui, vent’anni prima, i due protagonisti hanno il loro primo appuntamento, fino ad arrivare alla mattina del 7 aprile 1995, in quella cucina in cui Ben lascia Rose senza una plausibile spiegazione.
Rose e Ben hanno tre figli, una bambina, un ragazzino dodicenne in cerca di attenzioni e Damien, un adolescente che, dopo l’abbandono del padre, sarà costretto a farsi carico troppo presto delle responsabilità dell’uomo di casa.
La narrazione è giornaliera, non un diario bensì una cronaca, una cronaca meticolosa così come ogni gesto ed ogni azione compiuti da Rose dal momento in cui Ben esce dalla porta di quella cucina.
La cucina ha una ruolo importante in questo romanzo, è il regno di Rose, tanto da diventare il modo per portare avanti la sua famiglia e mantenere economicamente i figli, dopo che quel vigliacco di suo marito scappa all’estero con la sua amante, lasciando la famiglia navigare nei debiti, con il rischio di perdere la casa.
Rose , nonostante il peso dell’abbandono e la difficoltà che incontra nello spiegare ai figli cosa sta accadendo, fa appello a tutto l’autocontrollo e la freddezza di cui dispone, e forse anche a quelli che non credeva di avere. Grazie all’aiuto di Jane, una donna che si dimostrerà per lei più sorella delle sue sorelle di sangue, Rose mette su un’attività di catering. Di notte cucina e di giorno si occupa dei suoi figli.
Nella prime due parti del romanzo ho avuto qualche perplessità sulla reazione di Rose all’abbandono, mi sembrava apatica e fredda, ma poi ho compreso la corazza di cui si era vestita. Ad un certo punto Rose reagisce, e reagisce nel modo più attivo possibile. Affronta tutti i problemi che l’abbandono di Ben ha creato a lei e ai suoi figli e ne prende le redini, attraverso un profondo percorso psicologico diventa una donna autonoma e all’età di quarantadue anni diventa una donna adulta.
Brian, il figlio dodicenne le dà molto filo da torcere, accusa come i fratelli la mancanza del padre, ma in maniera più palesata, si chiude in sé stesso ed inizia ad avere dei tic nervosi, fino ad arrivare a compiere azioni molto stupide per attirare l’attenzione di un padre che non lo vuole più, un padre infantile ed anaffettivo che ha girato le spalle non solo a sua moglie, ma anche ai suoi figli, dimostrando il poco peso che che avevano, paragonati alla sua egoistica esigenza di cercare a più di quarant’anni una nuova vita che lo soddisfacesse di più.
Ben è un soggetto insoddisfatto ed egoista, una persona che non avrebbe mai dovuto creare una famiglia.
Rose è una donna forte, una madre, un’amica, una roccia stabile per i suoi figli e saprà diventarlo anche per sé stessa.
Ho apprezzato molto l’atteggiamento dei genitori di Ben che, schierati con Rose in tutto e per tutto, cercano di aiutarla, per quello che possono, economicamente e con i nipoti e il pugno che finalmente il padre gli pianta, deluso e amareggiato dall’aver cresciuto un povero viziato insoddisfatto ed egocentrico,  Ben se lo merita tutto.
Ho trovato intollerabile Ben quando, faccia a faccia con il figlio Brian, che piangendo disperato, lo supplica di tonare a casa, non ha il coraggio di guardare suo figlio negli occhi e spiegargli il perché delle sue azioni.

La metà di niente è un romanzo, non solo bello, ma istruttivo e costruttivo.

Scorrevole ma intenso in ogni sua parola, tanto che a volte ti costringe a fermarti a riflettere durante la lettura.
Ho pianto quattro volte leggendo questo libro, sia di gioa che di rabbia. E’ un romanzo emozionante che ti si stampa dentro riga dopo riga.

Consiglio questo libro ad ogni donna, ma anche a molti uomini che hanno bisogno di crescere!

Buona lettura…

Marilena’s Journal

 

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