Titolo: L’Arminuta

Autrice: Donatella Di Pietrantonio

Casa Editrice: Einaudi

Genere: Narrativa italiana

Pagine: 163

 

“Ero l’Arminuta”, la ritornata”.

“Arminuta”, così viene chiamata la protagonista del romanzo di Donatella Di Pietrantonio, voce narrante della storia.

Siamo nel 1975, in Abruzzo, una ragazzina di tredici anni, vive spensierata, come figlia unica in una famiglia che adora, tra ogni agio possibile.

Un giorno improvvisamente, senza alcuna spiegazione, viene “consegnata”, da quello che credeva suo padre, alla sua famiglia biologica, composta da due genitori e quattro figli e nella quale dovrà abituarsi a a vivere con abitudini molto diverse dalle sue, in quanto persone di umili origini che lottano ogni giorno per la sopravvivenza, costretta a cambiare scuola e paese.

La ragazzina non riesce a darsi pace per quest’abbandono e ad abituarsi all’idea di fare di dover fare lavori domestici, oltre a studiare, vive inoltre il disagio degli sguardi di diffidenza degli altri fratelli.

“Già so che non mi lascerò spegnere, se non a brevi intervalli. Sul cuscino mi aspetta ogni sera lo stesso grumo di fantasmi, oscuri terrori.”

L’Arminuta si dispera chiedendosi perché una madre affida la figlia di sei mesi alla cugina e perché la madre adottiva la restituisce a tredici anni, senza darsi pace.

“Mi manca la consuetudine di tornare da chi ho lasciato.”

Una scrittura molto scorrevole a tratti dura. Un romanzo dove affiorano dolore e smarrimento, forse un po’ troppo breve per affrontare in modo adeguato un tema così delicato come l’abbandono.
A mio parere un po’ troppo semplificato nel finale dopo tanto dolore.
Resta in ogni caso, un bel romanzo che si legge velocemente, ma che non ha trovato un posto definitivo nel mio cuore.

Consigliato agli amanti della narrativa italiana.

Marilena

 

 

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