Titolo: Senza cerniera-La mia vita

Autrice: Erica Jong

Casa editrice: Bompiani

Genere: Autobiografia

Pagine: 320


“Per via delle curve spaziotemporali, il tempo della nostra vita non è lineare. I ricordi cadono disordinati uno addosso all’altro, è quello il segreto della memoria. La memoria è una cascata che schizza da tutte le parti, non una funivia che sale e scende lungo un cavo. La linearità non può mai catturare la memoria perché la memoria è come un atomo costantemente bersagliato e vibrante. Quanto indietro possiamo andare?
Nabocov fa iniziare la sua autobiografia poco prima della propria nascita, e per me ha senso. In seguito si dà del cronofobico, perché ha paura del trascorrere del tempo. Non è così per tutti?”

Erica Jong, tutti conoscono l’autrice dello “scandaloso” romanzo pubblicato nel 1974, “Paura di volare”, in parte autobiografico, che si impernia sul tema femminista.

Ma chi è davvero Erica Jong? O meglio… Erica Mann, Jong è infatti il cognome del suo secondo marito Allan Jong, uno psicanalista americano, di origine cinese.

Ce lo racconta lei stessa in “Senza cerniera. La mia vita”, una biografia edita Bompiani, in cui la scrittrice si mette a nudo davanti al lettore a cui si rivolge, a volte con tono serio, a volte più irriverente.

Erica Jong, “una dolce ragazza ebrea”, come lei stessa si definisce, nata durante la Seconda guerra mondiale e cresciuta in America, seconda di tre sorelle, racconta la sua infanzia, il rapporto con la sua famiglia e la sua intimità.

Ci racconta dei suoi genitori “due persone molto divertenti ma poco serie”, dei suoi nonni materni, le sue “rocce” e del modo apprensivo, ansioso e accudente con cui ha cresciuto sua figlia e i suoi nipoti e con cui lei stessa è stata educata.

Erica è una donna diversa da come la immaginavo, o almeno è così che si descrive. È una donna dalla vita “normale” con tutte le normali paure ed ansie di molti esseri umani.

La sua autobiografia, come Jong spiega nella citazione che ho riportato all’inizio, non è scritta in modo lineare, fa grandi salti temporali e voli pindarici, e spesso riprende a distanza di molte pagine uno stesso argomento.

Ho particolarmente apprezzato il capitolo 20, un pensiero sul peso delle parole e sulla posizione della donna nella società.

Amo molto conoscere la vita di autori e autrici di cui ho intenzione di leggere un’opera e ora sicuramente potrò leggere “Paura di volare” con una maggiore consapevolezza.

Buona lettura.

Marilena

 

 

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