Il romanzo epistolare è un tipo di racconto costruito attraverso delle lettere. Queste lettere possono essere scritte da due o più personaggi, attraverso una forma di scambio epistolare, oppure anche da un solo protagonista che esprime attraverso delle lettere il suo punto di vista, o racconta delle vicende personali, o altrui.

Spesso, nel romanzo epistolare, nel corso della storia, interviene una voce narrante che collega tra loro le varie lettere e ne approfondisce i contenuti, altre volte invece questa tipologia di romanzo si svolge solo attraverso lettere e risposte che i vari personaggi si scambiano tra loro, lasciando in questo caso più spazio all’interpretazione del lettore.

Questo tipo di narrazione, mi affascina, perché credo che a volte solo attraverso una lettera si riescano ad esprimere i veri sentimenti, sentimenti che emergono dal profondo della nostra anima per diventare parole, ma non semplici parole al vento, parole scritte su carta, parole che saranno lette più e più volte e che potranno rimanere incise per sempre. Oggi ho scelto per voi alcuni dei romanzi epistolari più celebri e più belli della storia della letteratura e i relativi incipit

Storia di una capinera di Giovanni Verga

Sinossi

Storia di una capinera è il primo, romanzo di Verga. Pubblicato nel 1871 e scritto due anni prima, tramite una forma epistolare dominata alla perfezione ci tuffa nel cuore pulsante di un’anima prigioniera. Maria, una ragazza costretta dal padre a chiudersi in convento in assenza di qualsiasi vocazione, trova il modo durante una fugace vacanza in campagna di intrattenere con l’amica Marianna una corrispondenza che diviene per lei l’unico modo di dar sfogo ai suoi molti turbamenti. Respirando finalmente un’aria non compressa all’interno delle mura del convento, Maria scopre l’esistenza di un mondo più ampio, più inebriante, più vivo. E, soprattutto, scopre l’esistenza e l’essenza dell’amore, un sentimento che, costretto a nuotare controcorrente, la sconvolgerà per sempre.

Incipit…

Avevo visto una povera capinera chiusa in gabbia: era timida, triste, malaticcia ci guardava con occhio spaventato; si rifugiava in un angolo della sua gabbia, e allorché udiva il canto allegro degli altri uccelletti che cinguettavano sul verde del prato o nell’azzurro del cielo, li seguiva con uno sguardo che avrebbe potuto dirsi pieno di lagrime. Ma non osava ribellarsi, non osava tentare di rompere il fil di ferro che la teneva carcerata, la povera prigioniera. Eppure i suoi custodi, le volevano bene, cari bambini che si trastullavano col suo dolore e le pagavano la sua malinconia con miche di pane e con parole gentili. La povera capinera cercava rassegnarsi, la meschinella; non era cattiva; non voleva rimproverarli neanche col suo dolore, poiché tentava di beccare tristamente quel miglio e quelle miche di pane; ma non poteva inghiottirle. Dopo due giorni chinò la testa sotto l’ala e l’indomani fu trovata stecchita nella sua prigione. Era morta, povera capinera! Eppure il suo scodellino era pieno. Era morta perché in quel corpicino c’era qualche cosa che non si nutriva soltanto di miglio, e che soffriva qualche cosa oltre la fame e la sete.
Allorché la madre dei due bimbi, innocenti e spietati carnefici del povero uccelletto, mi narrò la storia di un’infelice di cui le mura del chiostro avevano imprigionato il corpo, e la superstizione e l’amore avevano torturato lo spirito: una di quelle intime storie, che passano inosservate tutti i giorni, storia di un cuore tenero, timido, che aveva amato e pianto e pregato senza osare di far scorgere le sue lagrime o di far sentire la sua preghiera, che infine si era chiuso nel suo dolore ed era morto; io pensai alla povera capinera che guardava il cielo attraverso le gretole della sua prigione, che non cantava, che beccava tristamente il suo miglio, che aveva piegato la testolina sotto l’ala ed era morta.
Ecco perché l’ho intitolata: Storia di una capinera.

Lady Susan di Jane Austen

Sinossi

Lady Susan, cognata di Mr Vernon, vedova da soli quattro mesi, fa visita alla sua famiglia Veron presso la tenuta di Churchill, con lo scopo di fuggire dalle voci su una doppia relazione che la donna intrattiene a Londra con un uomo già sposato, Mr Manwaring, e con un uomo molto più giovane di lei, Mr James Martin, di cui è innamorata Miss Manwaring, nipote di Mr Manwaring.

Dopo essersi recata presso la famiglia Vernon, Lady Susan, attraverso il suo ingegno e la sua eloquenza, riesce a far innamorare di sé Mr Reginald De Courcy, fratello di Mrs Vernon. Ella è decisamente preoccupata per il fratello, avendo compreso la vera natura della donna. Lady Susan ha una figlia, Frederica, odiata dalla madre e reclusa in un collegio, dal quale cerca di fuggire dopo che la madre le comunica di volerle far sposare lo stesso Mr Martin con la quale la donna aveva intrattenuto una relazione. La sua tutrice, Miss Summers, non vuole più tenerla in collegio e per questo la ragazza viene portata a Churchill dallo zio. Qui Frederica si innamora di Reginald, al quale si appella per evitare il matrimonio, dopo che Mr Martin si reca alla tenuta per chiedere la sua mano. Nonostante Reginald sia sconvolto per le dichiarazioni della ragazza, Lady Susan riesce a rigirare gli eventi in suo favore, liberandosi della presenza di Mr Martin e riottenendo i favori di Reginald.

Nel frattempo i De Courcy sono sempre più preoccupati per un matrimonio tra Reginald e Lady Susan che potrebbe costare le reputazione del giovane. Avendo in pugno Reginald e decisa a sposarlo, Lady Susan si reca a Londra, dalla sua amica Mrs Johnson, con l’intento di portare a termine il suo piano, ma il caso vuole che Mrs Manwaring scopra le quotidiane visite del marito a Lady Susan, informandone Mr Johnson (tutore della donna) e lo stesso Reginald, che si era recato a Londra per sposare Lady Susan. Immediatamente Reginald interrompe il fidanzamento e torna a Parklands, residenza di famiglia, per la gioia dei genitori. Nello stesso tempo Lady Susan torna a Churchill per portare con sé a Londra Frederica con l’intento di darla in sposa a Mr Martin, ma cambiando ben presto idea e consentendo alla ragazza di tornare a Churchill per curare la sua influenza; tali eventi conducono ad un finale inaspettato.

Incipit…

Lettera 1

Mio caro cognato,
Non posso più rinunciare al piacere di approfittare del gentile invito che mi avete rivolto l’ultima volta che ci siamo lasciati, a trascorrere qualche settimana a Churchill, e quindi, se voi e Mrs. Vernon non avete nulla in contrario a ricevermi subito, posso sperare di incontrare tra pochi giorni una cognata che da tanto tempo desidero conoscere. I miei gentili ospiti, qui, insistono affettuosamente perchè prolunghi la permanenza, ma la loro natura allegra e socievole li porta a condurre una vita troppo mondana per la mia attuale situazione e per il mio stato d’animo, e aspetto con impazienza il momento in cui sarò accolta nella vostra bella dimora. Non vedo l’ora di conoscere i vostri cari, piccoli bambini, e conquistare subito un posto nel loro cuore. Avrò così l’occasione di usare tutta la mia forza d’animo, poiché sto per separarmi dalla mia stessa figlia. La lunga malattia del suo caro padre mi ha impedito di dedicarle le attenzioni che il dovere e l’amore avrebbero richiesto, e ho fin troppi motivi di credere che la governante, alle cui cure l’avevo affidata, non sia stata all’altezza del suo compito. Ho deciso, dunque, di iscriverla presso una delle migliori scuole private di Londra, dove potrò accompagnarla personalmente, venendo da voi. Come vedete, sono più che determinata a non farmi negare l’ospitalità a Churchill. E sarebbe per me un grande dispiacere sapere che non siete in condizioni di ricevermi.

La vostra grata e affezionatissima cognata Susan Vernon.

 

Dracula di Bram Stoker

Sinossi

La vicenda è narrata sotto forma di una raccolta degli scritti di alcuni dei protagonisti del racconto, che inizia il 3 maggio 1890 con il giovane avvocato Jonathan Harker, inviato in Transilvania dal suo capo, Peter Hawkins, per curare l’acquisto di un’abitazione a Londra fatto da un nobile transilvano, il Conte Dracula.

L’inizio del viaggio del giovane è però all’insegna del contatto con il mondo superstizioso e pauroso della gente locale, che cerca di scoraggiarlo dall’andare dal Conte, che poi si rivela essere un affabile anziano che ha deciso di trasferirsi in Inghilterra

Con il passare dei giorni alcuni particolari diventano terrificanti, fino alla scoperta del terribile segreto del Conte: egli è in realtà un terribile mostro che si nutre del sangue dei viventi. In una parola è un vampiro, che si accinge ad azzannare la vecchia Inghilterra per prolungare ancora la sua insana esistenza.

A questo punto, quando ormai sembra giunta l’ultima ora per Harker, l’azione si sposta in Inghilterra, dove da uno scambio di lettere tra Mina Murray e Lucy Westenra iniziamo a conoscere gli altri protagonisti: John Seward, direttore di un manicomio, Mina, fidanzata di Jonathan e la sua amica Lucy.

Incipit…

Diario di Jonathan Harker [Stenografato]

3 maggio, Bistrita. Ho lasciato Monaco il 1 maggio, alle 8.35 di sera, raggiungendo Vienna il giorno dopo, di prima mattina. Saremmo dovuti arrivare alle 6.46, ma il treno aveva un’ora di ritardo. Budapest mi sembra un luogo meraviglioso, almeno da quanto ho potuto vedere dal treno, e per quel poco che ho passeggiato per le strade. Non mi sono avventurato troppo lontano dalla stazione, poiché eravamo arrivati in ritardo e quindi il treno sarebbe ripartito appena possibile. Ne ho ricevuto l’impressione che ormai stessimo lasciando l’Occidente per entrare in Oriente. Il più occidentale tra gli splendidi porti sul Danubio, che qui è di nobile ampiezza e profondità, ci ha riportati alle tradizioni della dominazione turca.

 

Le relazioni pericolose di Pierre Choderlos de Laclos

Sinossi

Romanzo epistolare lucido e amaro, altamente drammatico, implacabile atto d’accusa contro i costumi della nobiltà cortigiana, il libro suscitò grande scandalo nella Francia del XVIII secolo. Laclos presenta il quadro realistico di una società moralmente dissoluta e crudele attraverso gli intrighi intessuti da due libertini senza scrupoli – un visconte e una marchesa – per giungere, attraverso il raggiro e senza la minima cura per l’altrui rovina, all’autentico possesso, fisico e morale, di altri esseri gravitanti attorno al loro mondo.

Incipit…

Cara amica, come vedi mantengo la parola; le cuffie e i pompons non occupano tutto il mio tempo: per te ne rimarrà sempre. eppure ho veduto più abiti nella sola giornata di oggi che nei quattro anni che abbiamo trascorso insieme; e credo che la superbiosa Tanville _che manderò a chiamare la prima volta che verrò in visita- proverà alla mia vista ancora più rabbia di quella che ha creduto di farne a noi tutte le volte che è venuta a trovarci in fiocchi. Mammà ha chiesto il mio parere su tutto e non mi tratta più da collegiale come in passato. Ho una cameriera personale, una camera e uno studiolo e adesso scrivo su uno scrittorio delizioso  di cui m’han dato la chiave e in cui posso richiudere qualsiasi cosa.

 

I dolori del giovane Werther di  Jhoann Wolfgang Goethe

Sinossi

I dolori del giovane Werther è un romanzo epistolare di Jhoann Wolfgang Goethe pubblicato nel 1774. Il Werther (come viene anche riduttivamente chiamato) appartiene all’età giovanile di Goethe ed è considerato opera simbolo del movimento dello Sturm und Drang, anticipando molti temi che saranno propri del romanticismo tedesco. Il romanzo è composto da una serie di lettere che il protagonista invia al suo amico Guglielmo nel corso di 20 mesi.

Incipit…

4 maggio 1771

Come sono ono lieto di esser partito! Amico carissimo, che è mai il cuore dell’uomo! Ho lasciato te che amo tanto, dal quale ero inseparabile, e sono lieto! Pure so che tu mi perdonerai. Tutte le altre persone che conoscevamo non sembravano forse scelte apposta dal destino per angosciare un cuore come il mio?
Povera Eleonora! Eppure io ero innocente. Che potevo fare se mentre le grazie capricciose di sua sorella mi procuravano un piacevole passatempo, in quel povero cuore nasceva una passione? Ma… sono proprio del tutto innocente? Non ho forse alimentato i suoi sentimenti? Non mi sono dilettato delle sue sincere, ingenue espressioni che tanto spesso ci facevano ridere, e che erano invece così poco risibili? non ho io… Ah! l’uomo deve sempre piangere su se stesso! Io voglio, caro amico, e te lo prometto, io voglio emendarmi; non voglio più rimuginare quel po’ di male che il destino mi manda, come ho fatto finora; voglio godere il presente e voglio che il passato sia per sempre passato. Senza dubbio tu hai ragione, carissimo, i dolori degli uomini sarebbero minori se essi – Dio sa perché‚ siamo fatti così! – se essi non si affaticassero con tanta forza di immaginazione a risuscitare i ricordi del male passato, piuttosto che sopportare un presente privo di cure.
Sarai così buono di dire a mia madre che sbrigherò nel miglior modo possibile i suoi affari e gliene darò notizie quanto prima. Ho parlato con mia zia e non ho affatto trovato in lei quella donna cattiva che da noi si ritiene lei sia. E’ una donna ardente, passionale e di ottimo cuore. Le ho reso noti i lamenti di mia madre per la parte di eredità che lei ha trattenuta; me ne ha esposto le ragioni e mi ha detto a quali condizioni sarebbe pronta a rendere tutto, e anche più di quanto noi domandiamo. Basta, non voglio scrivere altro su questo; dì a mia madre che tutto andrà bene. Intanto, a proposito di questa piccola questione, ho osservato che l’incomprensione reciproca e l’indolenza fanno forse più male nel mondo della malignità e della cattiveria. Almeno queste due ultime sono certo più rare.
Del resto io qui mi trovo benissimo; la solitudine è un balsamo prezioso per il mio spirito in questo luogo di paradiso, e questa stagione di giovinezza riscalda potentemente il mio cuore che spesso rabbrividisce. Ogni albero, ogni siepe è un mazzo di fiori e io vorrei essere un maggiolino per librarmi in questo mare di profumi e potervi trovare tutto il mio nutrimento.
La città in se stessa non è bella, ma la circonda un indicibile splendore di natura. Questo spinse il defunto Conte M. a piantare un giardino sopra una delle colline che graziosamente si intrecciano e formano leggiadrissime valli. Il giardino è semplice, e si sente fin dall’entrare che ne tracciò il piano non un abile giardiniere, ma un cuore sensibile che qui voleva godere se stesso. Ho già sparso lacrime su colui che non è più, in quel cadente gabinetto che era un giorno il suo posticino favorito e che ora è il mio. Presto sarò padrone del giardino; il giardiniere mi si è già affezionato in questi pochi giorni e non dovrà pentirsene.

 

 

Marilena’s J.

 

Photo cover:web

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