Titolo: I SETTE MARITI DI EVELYN HUGO

Autrice: Taylor Jenkins Reid

Casa Editrice: Mondadori

Genere: Narrativa

Pagine: 415

 

“Tutti danno per scontato che di fronte a una situazione di vita o di morte ci si lasci prendere dal panico. Ma quasi tutti coloro che hanno vissuto esperienze simili sanno che il panico è un lusso che non ci si può permettere.

In quel momento si agisce senza pensare, si fa quel che si può, basandosi sulle informazioni che si hanno.

Quando poi è tutto finito, solo allora si urla. E si piange. E ci si domanda da dove sia arrivata la forza. Perché, nel caso di traumi veri e propri, è probabile che il cervello non riesca a costruire ricordi. È come se la cinepresa fosse accesa, ma senza nessuno che registri l’azione. E così, quando in seguito si riavvolge il nastro, è quasi tutto vuoto.”

Temevo che I sette mariti di Evelyn Hugo, potesse essere uno dei

“fenomeni del web”, invece mi ha trascinata fuori dal blocco del lettore con una prosa scorrevole ma mai scontata e argomenti sociali importanti, trattati con delicatezza e una tale naturalezza da commuovere.

Sin dal primo capitolo viene annunciato che,  alla fine della storia, sarà svelata una verità celata e inaspettata, ma fino all’ultimo capitolo, nonostante mille ipotesi e supposizioni, dalle più ovvie alle più contorte, questa verità sarà quasi impossibile da intuire.

La storia abbraccia i decenni degli anni d’oro di Hollywood,  che vivremo attraverso il racconto di Evelyn Hugo, una grandissima attrice simbolo, proprio di quel mondo.

Alla soglia dei degli 80 anni, Evelyn decide di rivelare la sua storia personale, e non quella patinata conosciuta da tutti, ma i suoi più intimi segreti, suoi e dei suoi sette matrimoni.

Per farlo, contatta una giornalista di 35 anni, Monique; Evelyn racconterà la sua storia solo ed esclusivamente a questa ragazza, ma perché proprio a questa sconosciuta?  Evelyn è categorica: “Questa verità sarà chiara solo alla fine della storia.”

La prosa è molto pulita e diretta e la narrazione sempre lineare. I capitoli sono scanditi dai sette matrimoni della protagonista. Il racconto narrato da Evelyn in prima persona è altamente introspettivo e intriso di emozioni, e lei è capace di fartele vivere tutte queste emozioni.

Il romanzo tocca molti temi sociali, tra cui i diritti Lgbtq+, che sono una parte fondamentale della storia e ci ricorda che l’amore non ha una sola forma e che esistono tante definizioni diverse del grande amore; che si può essere capaci di guardare in faccia la verità per anni, senza mai vederla davvero, se non lo si vuole.

Mi ha molto colpito, inoltre, una profonda riflessione sull’eutanasia.

Avevo già apprezzato l’originalità della penna di Taylor Jenkins Reid con il romanzo Daisy Jones and the Six, ma qui,  anche se con uno stile  più tradizionale, l’autrice mi ha totalmente conquistata.

Un romanzo stupendo, che mi ha segnata con emozioni che difficilmente dimenticherò.

M.

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