Quando ho pensato di parlare di Breaking Bad ho avuto molti dubbi sul farlo o meno. Mi succede spesso quando qualcosa mi tocca nel profondo.
Raccontare Breaking Bad è quasi impossibile, perchè Breaking Bad è un flusso di emozioni continue e la trama conta davvero poco a fronte dei profili psicologici dei personaggi e delle interpretazioni degli stessi.

Breaking Bad racconta la discesa negli inferi di un americano medio, durante questa evoluzione psicologica e anche fisica di Walter White, ho provato io stessa un’incredibile evoluzione emotiva.

Nella prima stagione una gran pena e tanta empatia caratterizzavano le mie emozioni nei confronti del protagonista di questa storia, che alla soglia dei cinquant’anni, sente di aver fallito, che si trova troppo presto a cospetto di una diagnosi di morte certa prima di aver sistemato economicamente la sua famiglia.

Walter White è costretto a svolgere due lavori per permettersi una vita dignitosa, la mattina è professore di chimica in un liceo di provincia e per il resto della sua giornata lava auto. Lui che da ragazzo aveva avuto “L’intuizione della vita”, che la sua ex donna e il suo migliore amico gli hanno in qualche modo portato via e adesso grazie a quella sua idea vivono da milionari.

Un uomo, che pur conducendo una vita attenta e regolata si trova di fronte ad una diagnosi di cancro ai polmoni, di cui la vita sembra prendersi gioco proprio mentre sta per nascere la sua seconda figlia, che ha sulle spalle la responsabilità di una moglie incinta e di un figlio disabile, economicamente dipendenti da lui.

E così…

Walter White, faccia a faccia con la morte, diventa Heisenberg, un uomo senza scrupoli, criminale psicopatico, narcisista in totale delirio di onnipotenza. E solo in quel momento, a mio parere, Walt mostra la sua reale natura, la personalità che vagava silente dietro quell’aspetto di uomo medio americano buon padre di famiglia.

Walt inizia a cucinare metanfetamina e si rende conto di essere bravo nel farlo, il più bravo al mondo e questo gli piace.

Nascondendosi dietro l’esigenza di accumulare soldi per le sue cure mediche e per il futuro della famiglia dopo la sua eventuale morte, Walt si trasforma in Heisenberg, il più grande cuoco e trafficante di Met al mondo.

La trama in sé potrebbe apparire semplice, ma ciò che rende totalmente perfetta questa serie sono i personaggi, il loro profili psicologici, la loro umanità o la loro disumanità, le trasformazioni psicologiche e le manipolazioni di cui sono vittime o artefici.

Walter passa da essere il protagonista per cui provavo pena, ad essere il più sadico e crudele psicopatico dei personaggi, l’antagonista negativo dei cattivi, che conservano quasi tutti una certa umanità.
Ognuno dei cattivi di questa storia ha una “sua” storia e una personale motivazione alle spalle che lo rende umano.
Il più spietato criminale porta avanti una missione personale, e così anche Walt all’inizio, ma poi tutto inizia a girare solo intorno al suo egocentrismo, niente lo può fermare, anche la famiglia finisce in secondo piano per questo narcisista egoriferito che arriva a farsi odiare da tutti, spettatore compreso.

Senza spoiler vi “racconto” i personaggi della serie:

Personaggio preferito senza “se” e senza “ma”: Mike

Un pezzo di cuore: Jesse Pinkman

Personaggio con cui ho più empatizzato: Hank

Cattivo più amato: Gustavo Fring

Personaggio odiato in modo viscerale: Walter White

Un premio alla simpatia di Saul Goodman

Personaggi per cui ho provato ribrezzo: I gemelli (pazzi) Salamanca e la banda di Tod

Una menzione speciale per l’incredibile interpretazione del personaggio di Hector Salamanca, e per ciò che riesce a esprimere e trasmettere con la sola mimica facciale.

I personaggi femminili, tutti abbastanza altalenanti, nessuna donna in questa serie mi ha trasmesso emozioni ben definite, forse solo Skyler nell’ultima stagione, un po’ di compassione e Marie un po’ di tristezza. Per Lidia provo una totale indifferenza, una donna di poco spessore.

Tutti personaggi femminili sono un po’ indolenti o insulsi, sicuramente poco carismatici.

Ma mi soffermo un attimo solo su Skyler, moglie di Walt, il cui comportamento risulta abbastanza comprensibile fino ad un passo dalla fine quando appare totalmente fuori controllo.

Riesco a provare per lei empatia, ma mai simpatia, riesco però forse a comprenderla.

“Avevo quarant’anni, ero al verde ed in uno stato di crisi personale. Un giorno io ed un mio amico stavamo scherzando al telefono su cosa avremmo potuto fare. ‘Dovremmo mettere su un laboratorio nel retro di un camper e cucinare roba fino a diventare ricchi’ E quell’immagine, non so, mi è rimasta impressa. Così è nato BreakingBad.” (Vince Gilligan)

 

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