Titolo: L’acqua del lago non è mai dolce

Autrice: Giulia Caminito

Casa Editrice: Bompiani

Genere: Narrativa italiana

Pagine: 297

 

“Guardo il lago, è tornato cupi ai miei occhi, immobile, non emette alcun suono, sembra moribondo, caduto in un sonno insalubre.

 

“L’acqua del lago non è mai dolce” di Giulia Caminito, vincitore del Premio Campiello 2021, per me è stato un “pantano”.

Un libro che ho comprato di pancia, in un momento di grande ispirazione.

Dopo un inizio che mi ha coinvolta, le prime 100 pagine mi hanno fatto credere che avrei letto questo romanzo tutto d’un fiato e che forse avrebbe cambiato la mia opinione sull’idea di non leggere i libri tanto acclamati nel pieno del clamore, mai poi la situazione è totalmente cambiata.

Caminito scrive una storia di formazione, la storia di una famiglia totalmente disfunzionale, della periferia romana, in realtà è la storia di tante famiglie italiane, dove e da vittima diventa carnefice.i personaggi sono ben caratterizzati.

La madre, Antonia, disposta a combattere per dare ai suoi quattro figli la prospettiva di una vita più dignitosa di quella che sono stati costretti a vivere durante l’infanzia.
Un marito invalido, costretto sulla sedia a rotelle a causa di un incidente sul lavoro.
Un figlio adolescente e ribelle e altri due bambini piccoli,gemelli, che hanno bisogno di cure.
Il Lago, attore e spettatore delle vite che gli girano intorno e poi c’è lei… la nostra protagonista, il cui nome, Gaia, sarà svelato solo una volta durante il corso della storia.

Le prime battute della vicenda si svolgono in un quartiere  romano, per poi spostare lo scenario ad Anguillara, sul Lago di Bracciano, dove Antonia decide di “trasferire” la sua famiglia.
La voce narrante è quella della figlia che racconta in prima persona.

Nella prima parte del romanzo mi sono sentita coinvolta dai sentimenti, dal bisogno di Antonia di salvare la sua famiglia, dal disagio adolescenziale di Gaia. In totale empatia con Gaia, ho sofferto con lei a causa degli atti di bullismo di cui è vittima, fino al giorno in cui alza la testa e inizia a reagire.
Il rapporto tra Gaia e sua madre è estremamente conflittuale. La ragazza arriva a vedere  Antonia come una nemica, in realtà Gaia vede il mondo intero come un potenziale nemico.
Le sue reazioni agli eventi e nei confronti delle persone diventano via via più esasperate e sempre più violente. Gaia, sempre più inquieta, da vittima diventa carnefice.

Nella parte centrale del romanzo mi sono totalmente arenata, il ritmo diventa quasi “immobile” come l’acqua del lago. La lettura mi è diventata pesante, quasi impossibile. Sono arrivata con enorme fatica al finale. Ho impiegato quasi 5 mesi a leggere questo romanzo, perché dopo una manciata di pagine al giorno sentivo il bisogno di allontanarmene.

In altre occasioni avrei abbandonato questo libro, data la mia filosofia del non “impuntarmi” su una lettura che non arriva al momento giusto, o che non fa per me, ma ho deciso di terminare il romanzo per poter seguire fino alla fine l’evoluzione del personaggio di Gaia che nell’ultimo tratto della storia diviene sempre più carnefice sia nei confronti degli altri che di se stessa.

Lo stile del romanzo è fluido, un abbonante uso delle metafore,  che ho trovato inizialmente interessante, in seguito diventa, a mio parere, un po’ ridondante.

Marilena 

 

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