Titolo: Nessuna parola dice di noi

Autrice: Gaia Manzini

Casa Editrice: Bompiani

Genere: Narrativa

Pagine: 220

 

“Se racconti qualcosa, se trovi le parole giuste e le condividi, quel qualcosa esiste”

Ada ha ventisei anni, a diciassette ha messo al mondo Claudia, la cui educazione e crescita ha totalmente delegato ai nonni, i genitori di Ada, genitori che hanno permesso alla ragazza di continuare a studiare, e realizzarsi lavorativamente, crescendo Claudia nel miglior modo possibile.

Ada incontra Alessio, collega omosessuale, di cui si innamora, o quanto meno, crede di esserlo.

Crede anche di essere cresciuta troppo in fretta, e di non essere mai stata giovane, ma a mio parere Ada non è cresciuta mai.

La figura di Ada non può essere indifferente al lettore.
O si è con lei o contro di lei!

Personalmente, ho letto questo romanzo nella speranza di vederla fallire.

Dalla prima pagina ho avvertito una sorta di antipatia e di rabbia nei suoi confronti.

Sentivo il senso di abbandono che provava Claudia, sulla mia pelle, la mancanza di un genitore. Claudia inventa una sua realtà, per giustificare l’assenza di una madre egoista ed immatura.

L’atteggiamento di Ada è comprensibile a diciassette anni, ma non a ventisette con una figlia di nove anni. Mi veniva voglia di scuotere le spalle di Ada e dirle “cresci, fai la madre, tua figlia ha bisogno di te.” Per quanto la bambina crescesse bene con i nonni, quel senso di mancanza non la abbandonava.

Una donna non si realizza necessariamente nel ruolo di madre, ma se è madre, è genitore, e un genitore ha la responsabilità di crescere sua figlia.

Capisco che Claudia è stata messa al mondo nella totale incoscienza, ma ad un certo punto “Cara Ada, devi prenderti le tue responsabilità, se non lo fai, non meriti di essere chiamata madre”.

Mi si potrebbe obiettare che sin dal prologo, si intuisce che Ada ad un certo punto si cala nel ruolo di madre, ma sin dalla prima pagina del romanzo, si avverte il peso che prova nel farlo, e i rimpianti che lascia dietro di sé.

Ada non sa fare la madre, Claudia è da sempre in attesa di essere figlia.

Lo stile di scrittura è molto fluido e scorrevole, le pagine si divorano.

 

Purtroppo questo libro mi ha lasciato un grande amaro in bocca, ma sicuramente questo è un pregio, perché Gaia Manzini è riuscita a farmi odiare la protagonista.

L’importante è che un libro susciti emozioni no? Questo libro in me, per quanto negative le ha sicuramente suscitate.

 

Buona lettura
Marilena

 

 

 

 

 

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